26 novembre 2013

POMPEI, IL BRITISH MUSEUM E UNA LEZIONE PER L'ITALIA

A proposito di Pompei e del documentario che il British Museum, dopo la chiusura della mostra londinese a settembre 2013 ("Life and Death in Pompeii and Herculaneum"), ha iniziato a presentare in più di 1000 cinema in 51 nazioni. Dal 2015 il British Museum affronterà un taglio imposto dal parlamento inglese, pari al 24% dei finanziamenti che attualmente riceve. Il British Museum ha 60mila soci, cioè persone che annualmente pagano una consistente quota fissa per poter visitare le collezioni e le mostre temporanee. Fuori Londra, le cose sono meno semplici, ma questo schema funziona anche per la più grande organizzazione inglese di fundraising dedicata al mondo dell'arte, ArtFund, che ha 100mila soci e aiuta 700 musei ad acquisire opere d'arte: degli 11 milioni di entrate, 4 milioni di sterline arrivano dai soci. Quanto al British Museum, ogni 4 sterline ricevute dal Governo, riesce a raccoglierne 6 dai privati. Di questi numeri, a fine giugno 2013, parlava il Financial Times.
Ma crudi dati economici a parte, è il documentario sulla mostra dedicata a Pompei che dovrebbe far riflettere noi italiani. Il British apre i suoi confini e vende il suo prodotto a tutto il Mondo, rafforzando in questo modo il suo marchio. Perché quello che andremo a comprare non è Pompei o la secolare tradizione culturale italiana, ma l'autorevolezza del British, del suo brand e delle sue mostre. Quella autorevolezza nasce dalle idee, dalle intelligenze, dalla creatività.

Potremmo prendere esempio dagli inglesi. Invece di pensare solo ai finanziamenti che il Governo italiano taglia o invece di inseguire qualche effimero riconoscimento europeo, legato pure lui alla distribuzione una tantum di fondi, il mondo dell'arte e della cultura italiana potrebbe iniziare a mettere in campo un po' di fantasia in più. Con il tempo, qualche buona idea verrà sicuramente fuori e qualche progetto riuscirà a far parlare dell'Italia in termini sorprendenti. Perché per inventarsi una grande mostra su Pompei e un documentario sulla medesima, da vendere a mezzo Mondo, non serviva essere inglesi.

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